Per chi non ha potuto partecipare alla tavola rotonda “Idrogeno made in Italy” tenutasi venerdi 16 maggio 2014 presso il Politecnico di Milano durante il festival dell’energia 2014 ecco un breve resoconto:
Idrogeno e celle a combustibile sono una tecnologia cui il mondo guarda con estremo interesse. Ennio Macchi, Politecnico di Milano, ne chiarisce immediatamente le ragioni. “Insieme a quello elettrico, l’idrogeno è l’unico altro vettore energetico pulito al 100%: non c’è infatti emissione di anidride carbonica.” Per questa ragione, nel futuro la prospettiva di un’economia basata su idrogeno e elettricità come vettori è molto affascinante. “Dalla prospettiva agli ideali ci passa tanto tempo”, avverte Macchi, ma “è una transizione che richiede molto tempo, molti sforzi, molta ricerca”. Investire in ricerca e fare sistema è quello che sta cercando di fare oggi l’Europa. Luciano Gaudio, rappresentante dell’Agenzia Europea Fuel Cell and Hydrogen Joint Undertaking, chiarisce le prospettive di questa azione: “La centralità di questa tecnologia non può essere messa in discussione, la nostra piattaforma rientra in un programma più generale, il Set Plan europeo, che ritiene idrogeno e celle a combustibile una tecnologia primaria. Non possiamo pensare di risolvere i problemi ambientali e di competitività se non prendendo in considerazione tutte le opzioni tecnologiche che ci sono messe a disposizione. Bisogna creare progetti concreti con una partecipazione pubblico-privato: questa è la soluzione più interessante perché permette di condividere il rischio ma anche di raggiungere obiettivi ambiziosi. Nei trasporti queste tecnologie hanno un livello superiore di sviluppo. La Germania entro il 2023 si doterà di 400 stazioni a idrogeno. Lo stesso in altri paesi.”
Sofcpower rappresenta forse in Italia un’anomalia, un’azienda con importanti finanziamenti da fondi internazionali che produce in Italia celle a combustibile per sistemi di cogenerazione. Passare dalla ricerca alla start up alla commercializzazione sui mercati internazionali è possibile anche per aziende italiane, quando le idee e la tecnologia ci sono. Michele Gubert, Business Development Manager di Sofcpower ne è convinto: “La tecnologia sta arrivando. Stiamo arrivando sul mercato, possiamo farla vedere. Il nostro sistema a celle a combustibile può essere affiancato già oggi alla caldaia esistente per dire in una casa di cura per anziani; una volta collegata, la cella trasforma il metano e facendo reagire metano e ossigeno produce energia elettrica e calore. Questo tipo di cella a combustibile ha un efficienza elettrica del 55%.”
Un prodotto che sta cercando di farsi il mercato. Fare sistema significa creare le condizioni per il mercato, evitando gli errori fatti negli anni passati per il fotovoltaico, per esempio. È questa la battaglia di H2it, l’Associazione Nazionale Idrogeno e Celle a Combustibile, di cui fa parte Angelo Moreno. “Piuttosto che mettere incentivi, facciamo politiche, sviluppiamo ricerca e sviluppo sulle tecnologie, non subiamo imposizioni europee ma diventiamo protagonisti dello sviluppo e della crescita. Per l’Europa è un settore in cui investire con convinzione. Il problema è che non si faceva sistema. Per questo è stata creata una Piattaforma Europea, che fa collaborare imprese e ricerca, indirizzare sforzi e soldi verso un prodotto. Per questo abbiamo bisogno di una piattaforma italiana.”
Integrare nel sistema elettrico tutte queste innovazioni importanti è uno dei temi su cui occorre fare una riflessione seria. Chicco Testa, presidente di Assoelettrica, riconosce che oggi nel mercato italiano c’è spazio per attori molto diversi. “Il sistema elettrico si sta modificando profondamente”, sottolinea Testa, “c’è oggi una molteplicità di attori e molto spazio per innovazione e nuovi attori. La tecnologia dell’idrogeno e delle celle a combustibile sta maturando, così come altre tecnologie che servono per lo stoccaggio”. Bisogna però farlo tenendo presente alcuni problemi: il costo e la gestione della rete elettrica. “Non possiamo passare dall’ideologia centralizzata a un’ideologia anarchica, cioè a un sistema completamente isolato dal punto di vista elettrico”, continua Testa. “Serve comunque un grande sistema di back up che ci garantisce la fornitura di energia elettrica, serve ancora la rete e questa rete deve essere mantenuta. Dobbiamo calibrare bene le esigenze. La rete è gravata da oneri enormi e il conto del mantenimento di un sistema distributivo nazionale deve essere pagato da qualcuno.”
Se fare sistema è fondamentale per far crescere una vera capacità innovativa nel paese, che diventi anche sistema industriale, crescita e occupazione, integrare l’innovazione nel sistema elettrico stesso, nella rete dovrebbe essere oggetto di un’ulteriore riflessione approfondita, di un’indagine e di un’innovazione strategica, che in Italia è molto indietro.
Qui è anche possibile ascoltare l’intervista al Presidente di H2IT Angelo Moreno